In questa estate particolare, in cui cerchiamo di offrire ai bambini occasioni di socialità ed esperienze in sicurezza e nel rispetto delle norme anticontagio, agli educatori di Auroradomus, che per il Comune di Alseno gestisce il centro estivo per bambini dai 3 ai 6 anni, è venuta un’idea particolare.
Un laboratorio di Lingua dei segni.
Perché quest’idea? Non per la presenza di bambini sordi, ma per offrire ai bambini contemporaneamente una nuova modalità espressiva e per trasmettere loro l’idea che queste nostre mani “orfane” dalla possibilità di stringere altre mani, di afferrare i compagni, che in questi mesi abbiamo imparato a lavare e igienizzare continuamente perché sono il principale veicolo di contagio possono continuare a fare cose belle per noi e per gli altri. La presenza nell’equipe di una educatrice che è anche traduttrice Lis, l’esperienza della cooperativa nella promozione alla lettura attraverso fiabe animate bilingui (cioè accompagnate anche dai “segni”), la condivisione del valore dell’inclusione da trasmettere sempre come elemento educativo e culturale hanno fatto sì che un’idea diventasse realtà.
Uno dei punti di forza della comunicazione in LIS consiste nella possibilità di esprimere uno stato d’animo in modo immediato attraverso l’utilizzo del segno, la cui configurazione spesso richiama l’oggetto o l’azione associata, facilitandone l’apprendimento e la memorizzazione. Le configurazioni e i movimenti delle mani che compongono i segni possono essere adattati alla motricità delle singole persone, in modo da facilitarne l’espressione anche in bambini piccoli. La conoscenza della LIS, al pari di una lingua straniera, contribuisce allo sviluppo di una personalità ricca, favorisce l’apertura mentale e la plasticità percettiva, stimolando la capacità di adattamento a contesti diversi. Le ricerche, l’osservazione e l’esperienza hanno dimostrato i vantaggi educativi generali che derivano dal bilinguismo italiano-LIS sul piano della relazione e dell’integrazione sociale nei confronti del “diverso”.
Ovviamente i segni sono stati presentati attraverso il gioco, attraverso le storie, a volte sono stati inventati e sono diventati uno strumento di “comunicazione segreta” tra bambini, insomma si è trattato di scoprire, di fare esperienze. Di diventar curiosi di una nuova lingua che “si può dire con le mani”.
I piccoli hanno imparato ad osservarsi, ad individuare le caratteristiche peculiari di ognuno per attribuire ai compagni e agli educatori un segno nome, cioè il nome rappresentato con le mani.